Giulio Frigo costruisce in galleria un impianto ricco di riferimenti che solleticano corde della memoria e dell'esperienza di ognuno di noi. In una stanza buia si stagliano sulle pareti sagome di luce come raggi provenienti da finestre che non ci sono e che fanno pensare al lavoro di alcuni designer coetanei (come il norvegese Daniel Rybakken). Frigo posiziona dentro questi sprazzi di luce le sue tele, lavorando così sull'illusione nel senso più carnoso: non infingimento e delusione, ma magia intrinsecamente romantica, con tanto di tappeti volanti in levitazione non proprio magnetica. Abracadabra!
Giulio Frigo - "Chora"
19/1/2012 - 15/3/2012, Francesca Minini, Via Massimiano 25, Milano
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