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Nick Cave and the Bad Seeds

Palalido, piazza Stuparich 1 - Ing. n. p.

di Manuele Scalia

“Pensavo… a come la nostra generazione amasse la Monroe, Hendrix, anche Cobain. In un certo senso eravamo innamorati della morte. Poche persone fra quelle che ammiravamo potevano andare a letto senza il rischio di rimanere soffocate dal loro stesso vomito”. Così Hanif Kureishi traccia un cinico profilo della vacuità della pop generation. Intorno alla fine degli anni 80, Nick Cave sembrava essere di diritto un candidato all’obitorio del rock: in un’occasione confessò di essere andato ben 16 volte in overdose. Australiano di nascita, come l’ex compagno di scuola Mick Harvey con cui aveva diviso le velenose malìe di Birthday Party e Boys Next Door, ha scritto alcune tra le più emozionanti pagine di quel filone musical maudit, in cui con l’abilità di un Marquez o di uno Jodorowsky ha tracciato l’epopea allucinata di una stirpe di reietti: sgangherate carovane circensi con il loro seguito di freak, presunti assassini nel braccio della morte ed emuli tossici di Elvis. Attraverso un peregrinare continuo tra Londra, Berlino e Sao Paulo, le stagioni della vita di Cave si sono succedute tra eccessi e frequenti ricoveri. Quindici anni fa a Berlino, ferita sanguinante al centro dell’Europa, ha ispirato artisti come Lou Reed e David Bowie: Nick Cave ha composto “Your Funeral My Trial”, opera emblematica della poetica dei bad seeds. “No More Shall We Part” è il titolo del nuovo album, credo che il riferimento sia a se stesso. La più grande conquista di Cave è proprio quella di aver fatto pace con il suo alter ego diffidente e votato alla distruzione. Quello di oggi è un uomo rigeneralo che canta di sentimenti e di Dio, fortificato dalla sicurezza della famiglia che ha costruito. Lontano dai fantasmi del passato, non scrive più come fosse l’ultima volta. Più leggero dei precedenti, ma non meno incantevole, questo nuovo lavoro è lo specchio dell’equilibrio raggiunto. Il concerto è un’imperdibile occasione per ripercorrere le tappe della produzione dei Bad Seeds, e per farsi incantare dall’incredibile presenza scenica della band. In apertura la nuova elettronica melodica dei Goldfrapp.

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