Non credo esistano inferenze statistiche in grado di darci il polso di cosa significhi Tinto Brass nella grammatica italiana. Né credo saranno mai bastevoli le seconde serate di Rete4. E lo scoccare delle undici e mezza serali, quantomeno nell’adolescenza o giù di lì, ha significato due cose: Laura Gesmer in Emmanuelle, rigorosamente 7Gold, e le pieghe della leggerissima gonna a trame floreali di Anna Ammirati che si alzavano dalla bicicletta in allontanamento: Rete4, Monella. Un mantra. Così, nelle estati in cui né riuscivo a prender sonno né avevo altre velleità, scoprii un tesoro. Andando a ritroso: Stefania Sandrelli giunonica ne La Chiave, la scollatissima Serena Grandi in Miranda, Il capriccio col pallore lunare di Francesca Dellera, bramata pure da Prince. E ancora: Debora Caprioglio o la rinnegata Claudia Koll. Un quadro di forme femminili prorompenti, un “elogio del culo”, come pure Brass avrà modo di discettare in un breve pamphlet. E prima ancora: al lavoro coi Neorealisti e la Nouvelle Vague. Quasi a ribadire che prima che il culo, a tutto tondo è davvero la persona. D’altronde, potevate forse pretendere altro da un qualcuno la cui (s)mania per le natiche ce l’ha pure nel cognome? Al Vittoriano una mostra di cimeli e ricordi dai set.
Scritto da Kyösti Våiniø