Yin Yang

Godimento gastronomico agli estremi dei Navigli

Naviglio Grande e Pavese: oltre le colonne d'Ercole

quartiere Navigli

Scritto da Martina Di Iorio il 6 ottobre 2020 Aggiornato il 23 ottobre 2022

Il limite estremo del mondo conosciuto, la linea di demarcazione tra noto e ignoto, tra terre inesplorate e quelle emerse. Le colonne d’Ercole le trovate non solo in qualche girone infernale, ma proprio qui, sul Naviglio. Sono poste a demarcare il mondo dell’aperitivo violento con quello più mitigato, discreto e in espansione, dei suoi estremi opposti. Quanti si sono mai sognati di seguire il flusso dei canali, spingendosi verso ovest sull’Alzaia Grande, o verso sud sull’Alzaia Pavese? C’è un mondo aldilà dei cocktail del Naviglio classico, dei buttadentro, delle giacche bagnate dai gin tonic rovesciati, delle chiacchiere moleste e dei personaggi che si dimenticano il giorno dopo. Nessun buio oltre siepe, anzi.

Timidi esploratori di una zona di vitale importanza per Milano, prendete come punto di riferimento i corsi d’acqua, il Naviglio Grande e quello Pavese. Verso una Milano che non tutti conoscono, ma che vale la pena di vivere. Lontano dal casino della Darsena, oltre le colonne d’Ercole. Spingetevi oltre la solita strada, camminate, siate curiosi: i due grandi canali regalano un mondo dai contorni diversi. Agli estremi opposti, spostandosi a ovest verso San Cristoforo e i Canottieri, mentre a sud verso Stadera e Chiesa Rossa, i due rivoli d’acqua si buttano giù a sorsi e bocconi non con meno dignità del loro tratto più mainstream.

Lontano dal casino della Darsena, c’è una vita oltre le colonne d’Ercole. Spingetevi oltre la solita strada, camminate, siate curiosi: i due grandi canali – Naviglio Grande e quello Pavese – regalano un mondo dai contorni diversi

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Dal Naviglio Grande superate il ponte in via Valenza, di fronte Parco Badenpowell si trova il chiringuito per eccellenza, lo Sugar, davanti alla nuova promessa di Milano l’Ostello Combo. Oltre, un nuovo panorama più grezzo, fatto di cemento e ferro, si apre alla vista. La strada per arrivare a San Cristoforo procede uguale e rumorosa per il traffico che esce da Milano. A destra la ciclabile fa respirare e metro dopo metro scopre una nuova Milano che si mischia con quella più autentica e popolare. Dal Woodstock, la birreria di quartiere dal 1969 passando per il mitico Sebastian Bar (luogo mitologico che trascende il reale), si arriva fino al lato più fighetto di questa zona intervallata dai numerosi circoli di canottaggio. Come il Turbo, bar futuristico dall’ottima miscelazione contemporanea e dalla frequentazione filo-influencer, al TornaVento più folk nell’anima e popolare nei prezzi.

Altra storia, altro giro, altra dimensione per il Naviglio Pavese. Il corso d’acqua che doveva collegare Milano al mare si tuffa a sud, e non perde nella sua fisionomia il lato romantico che l’ha sempre caratterizzato dalla nascita. Più rurale del suo collega, nasconde perle gastronomiche e non solo di tutto rispetto. A dimostrare che qui non c’è solo nebbia e rane umide, i nuovi locali che stanno aprendo: come il Motelombroso, nato dalla restrutturazione di una vecchia casa cantoniera, ora splendida struttura di recupero con cucina gourmet; oppure Cantina Urbana la prima cantina di produzione vini in città. Progetto innovativo quello dei ragazzi di Distreat, che da una casa padronale di una riseria degli anni ’30 hanno creato un bistrot tanto semplice quanto efficace. Senza contare i grandi classici, così diversi ma vicini, a condividere comunque lo stesso tratto di Naviglio: Sadler, Erba Brusca (spingendosi più in là), Podkova. Menzione d’onore alla zona di Conchetta, in fila indiana osterie e bar di quartiere con masse muscolari non da poco. Dal Brutto Anatroccolo, Frizzi e Lazzi, Gelateria Orsi, Osteria Conchetta.

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