Ad could not be loaded.
zero adv per Nike

Ali, punte e portieri

Imparare a prendere dimestichezza con il pallone alla Bebe Vio Academy

Scritto da Laura Antonella Carli il 11 maggio 2022
Aggiornato il 20 maggio 2022

Foto di Lawlup

Il calcio, inutile negarlo, è lo sport di squadra più popolare d’Italia e non poteva non trovare spazio all’interno del progetto della Bebe Vio Academy, l’accademia di avviamento sportivo per ragazzi dai 6 ai 18 anni che ha per obiettivo realizzare un sogno di Bebe: riunire ragazzi con e senza disabilità per compiere il primo passo verso “una società in cui l’integrazione e l’accettazione del diverso diventi la normalità”. Il progetto, avviato in partnership con Nike e gestito dall’associazione art4sport, permette a ragazze e ragazzi con e senza disabilità di sperimentare i rudimenti di cinque discipline sportive: scherma in carrozzina, sitting volley, atletica paralimpica, basket in carrozzina e calcio amputati. Quest’ultimo si gioca sette contro sette (sei per squadra più un portiere) in due tempi da 25 minuti e con qualche piccola variante rispetto al calcio che tutti conosciamo. Le rimesse laterali, per esempio, vengono battute con i piedi, non esiste il fuorigioco e il campo misura 60 per 40 metri, con un’area di 8 per 10 metri e le porte di 5 per 2. I calciatori in campo usano delle stampelle mentre in porta sono collocati giocatori che hanno subito amputazioni agli arti superiori.

I profani potrebbero immaginarsi un gioco più cauto e meno serrato. Nulla di più lontano dalla realtà.

Naturalmente gli allenamenti che ho avuto modo di vedere alla Bebe Vio Academy hanno un’impronta meno rigorosa, più ludica e propedeutica. Trattandosi di uno sport già molto conosciuto e che suscita grande entusiasmo, però, anche una dimensione di avviamento sportivo risulta essere molto indicativa e interessante, anche sotto il profilo tecnico. È davvero istruttivo, per esempio, osservare con quanta agilità e velocità ci si possa muovere con le stampelle. Dopo i giri di campo e gli esercizi di tiro arriva il momento più atteso che, come per il basket e il sitting volley, è la partita vera e propria. I profani potrebbero immaginarsi un gioco più cauto e meno serrato. Nulla di più lontano dalla realtà.

Foto di Lawlup

I ragazzi – chi più e chi meno – si muovono rapidi e decisi, totalmente coinvolti dalla partita. Come per gli altri allenamenti che ho avuto modo di osservare, il risultato è un connubio di sana competitività e di solidarietà di campo. “Abbiamo un gruppetto che è davvero un bel mix: ragazzi, ragazze, età diverse, con e senza disabilità… è una cosa nuova anche per me! Si crea una dinamica curiosa che mi sta appassionando molto. Ci stiamo divertendo tutti e questo è l’importante”, racconta Renzo Vergnani, coach alla BVA e commissario tecnico della nazionale di calcio amputati. “Per esempio ci sono bambine che si approcciano al calcio per la prima volta e sono convinte di non riuscire”, continua Damiani: “Io le incoraggio e dico loro che pian piano prenderanno dimestichezza e infatti finiscono per cavarsela bene, oltre che divertirsi. È stupendo vedere ragazzi così orientati al superamento dei propri limiti. L’importante è stimolarli, metterli nella condizione di provare e di confrontarsi con gli altri”.

All’inizio si è goffi e spaesati, ma non c’è limite all’agilità che si può acquisire con l’allenamento.

Correre per la prima volta con le stampelle non è semplice. Come ogni cosa richiede un po’ di pratica. All’inizio si è goffi e spaesati, ma non c’è limite all’agilità che si può acquisire con l’allenamento. Qualcuno, però, sembra decisamente a proprio agio già dai primi calci al pallone, come un ragazzino giovanissimo, con problemi agli arti inferiori e una smaccata passione calcistica. Durante l’inaugurazione inizialmente si muoveva sulla carrozzina, poi ha chiesto a Bebe Vio di essere messo per terra. Ha iniziato a muoversi rapidissimo con la forza delle braccia e del busto, tanto che alcuni hanno finito per imitarlo. “Ha inventato il sitting calcio” scherza Teresa Grandis, la mamma di Bebe, che l’ha anche filmato mentre realizza delle straordinarie rovesciate. Damiani opera da anni nel mondo del calcio paralimpico. “Ho sempre fatto giocare qualsiasi tipo di bambini”, spiega: “Una volta si è presentato un ragazzo con un’amputazione a un arto. Gli ho chiesto: ‘vuoi giocare a calcio? Benissimo’. E questo è stato il mio primo approccio con la disciplina. Semplicemente, io alleno dei bambini. Non importa altro.”

Su scala internazionale il punto di riferimento del calcio amputati è la World Amputee Football Federation. Dalla sua costituzione nel 2005 in Brasile, lo sport  è esploso e comprende a oggi più di 30 associazioni nazionali in tutti e cinque i continenti. Quella italiana nasce nel 2012, dal sogno del suo attuale capitano, Francesco Messori, nato senza una gamba e appassionatissimo di calcio. Ma anche il calcio praticato da chi ha disabilità visive è in grande crescita. È nato in Spagna, si gioca cinque contro cinque e con l’ausilio di palloni sonori. Ufficialmente la Bebe Vio Academy prevede come disciplina il calcio amputati ma nel team di iscritti ci sono anche un paio di ragazzi con disabilità sensoriali, di conseguenza nel programma è stata integrata anche questa variazione, a riprova di come l’Academy operi in modo elastico e improntato ai bisogni dei bambini. Domenico Cavallotto è allenatore del Crema, squadra campione in carica di calcio per persone con disabilità visive. Mi spiega che nel campo del Bicocca Stadium, dove i ragazzi della BVA si allenano due volte al mese, i due bambini con disabilità sensoriali possono tranquillamente muoversi insieme ai compagni mentre al Centro Sportivo Iseo, vengono accompagnati di preferenza a giocare nel campetto fuori, perché per loro stare chiusi in una palestra molto affollata rappresenta un bombardamento sensoriale troppo forte. “L’importante è trovare soluzioni che vadano incontro alle esigenze dei ragazzi”, commenta. “Fanno esercizi per prendere dimestichezza con il pallone, per orientarsi nello spazio, ma soprattutto per abituarsi a dei protocolli di comunicazione che permettano loro di capirsi e trovare il ritmo giusto con cui scambiarsi le indicazioni. Dopo un po’ tutti questi meccanismi diventano automatici ma è importante acquisirli per orientarsi correttamente con l’udito come guida principale”.

Foto di Lawlup

Cavallotto mi spiega anche quanto siano sempre in cerca di nuovi atleti da reclutare, perché chi ha disabilità visive spesso si orienta su sport adattati che non prevedono il contatto fisico, che possono essere divertenti, certo, ma non raggiungono l’ottimo livello di competenze psicomotorie offerto da uno sport completo come il calcio. Per questo, commenta, realtà di avviamento sportivo come la BVA sono importanti: permettono anche a ragazzi molto giovani di acquisire dimestichezza con il pallone e aprono la strada alla possibilità di vivere la passione per il calcio al di là di qualsiasi barriera.

La seconda sessione allenamenti cominciata a marzo terminerà a fine maggioQui è possibile inviare la richiesta di iscrizione alla sessione di settembre, mentre per ulteriori informazioni: bebevioacademy@art4sport.org