Come studiano i giovani ai tempi della “città aumentata”? Ha ancora senso pensare a un metodo condiviso o bisogna trovare dei paradigmi didattici che si adattino alla realtà di ogni persona, di ogni formato? Chiara Burberi e il suo progetto Redooc riescono ormai da anni a rispondere a queste domande con una piattaforma che riesce nell’ardua missione di “ingaggiare” dove non arrivano le semplici ripetizioni. Con lei parleremo di edutech, gamification e attriti generazionali.
Una delle più grandi sfide dell’edutech è quella di ingaggiare, coinvolgere e stimolare passione e concentrazione nei riguardi della “didattica tradizionale” da parte di una generazione di “digital native” come quella della Gen Z. Si parla spesso - forse con improprietà di linguaggio - di una specie di ADHD congenita fra i più giovani, ma credo si tratti più facilmente di una nuova strutturazione cognitiva di menti nate e sviluppate in un ambiente di iperstimolazione digitale (e non). Quali sono le più grandi criticità che avete rilevato dovendovi interfacciare con questa tipologia di utenza?
Uno dei miei motti preferiti è: “Siamo tutti BES – bisogni educativi speciali”. Ciascuno impara con i propri modi e tempi. Tutte le generazioni pensano di essere più intelligenti delle precedenti e più sagge delle successive. Noi (genitori) stiamo dimostrando il contrario, anzi affermiamo la nostra inadeguatezza con la cieca ostinazione a voler leggere il presente con gli schemi di un secolo ormai superato e a non voler capire che il talento è multiforme e diffuso, che bisogna saper valorizzare (basterebbe non soffocare) le peculiarità, la diversità e l’apertura al nuovo dei nostri figli e figlie.
La gamification è stata per anni una buzzword del marketing digital e del business innovativo in generale. Una metodologia progettuale che inserisce meccaniche e dinamiche di game design al servizio di obiettivi di business (e non). Negli anni molti esempi di adozione distorta della gamification hanno però portato a un’adozione più “silente” delle sue progettualità, tenendole ancora alla base di molte meccaniche incentivanti di piattaforma, ma spesso senza dichiararlo. Uno dei pochi ambiti in cui la gamification ha sempre funzionato virtuosamente è forse stato quello dell’edutech, e voi di Redooc lo esibite con fierezza: quali sfide vi ha aiutato ad affrontare l’integrazione di questo tipo di meccaniche, soprattutto in relazione alla fascia di utenza giovane da poco citata?
La gamification è stata introdotta in Redooc.com a piccoli passi, quasi con timidezza, non volevamo farla diventare un alibi per giustificare il rifiuto della piattaforma da parte della scuola. A poco a poco, si è imposta naturalmente: punti, classifiche, gare, diplomi, avatar… È un ambiente naturale per bambini e ragazzi: incentiva, premia ma è anche pieno di regole da rispettare. Inizia a piacere anche ai docenti illuminati, che ci riconoscono la grande serietà dei contenuti e della nostra costante disponibilità a cambiare per offrire un servizio sempre migliore.
Non ci sono solo i giovani su Redooc però, ci sono anche i genitori. Come viene percepita questa presenza sulla piattaforma dai figli? Si può dire che l’adozione del sopracitato “design incentivante” possa anche significare un maggiore incentivo per la categoria dei “nuovi genitori” a seguire attivamente il percorso didattico dei giovani studenti? Dove la cronaca sociale molte volte ci racconta come i genitori del 2020 siano più attenti a contestare il lavoro degli insegnanti delle scuole piuttosto che verificare il reale impatto formativo sui figli.
Il conflitto tra genitori e docenti è stato il primo vero cambiamento nella scuola degli ultimi 50 anni. Il secondo è stato il crescente interesse dei genitori (spesso sconfinato nell’ingerenza) per l’attività scolastica dei propri figli. Il terzo cambiamento, più recente ma davvero rivoluzionario, è che finalmente gli studenti vengono considerati i veri clienti e protagonisti della scuola. Redooc.com è un ponte tra tutti gli attori della scuola e un mezzo che facilita l’evoluzione del comportamento di tutti. I genitori, in particolare, trovano in Redooc.com finalmente un alleato: possono riavvicinarsi alla matematica, troppo spesso odiata – nasce in famiglia il “sono negato” – in un modo semplice e comprensibile e di conseguenza seguire lo studio dei figli non vuol dire più controllare, ma condividere un percorso di apprendimento.