Posso dire di essere una di quelle persone che ha imparato a conoscere ed apprezzare il whisky grazie a Spirit of Scotland, passato da sorpresa nel 2012 – anno della prima edizione, all’Aranciera di San Sisto – all’essere uno degli eventi che aspetto di più trepidazione. Questa del 2017 sarà la sesta edizione e, visto l’interesse crescente e una storia ormai consolidata, è parsa cosa buona e giusta fare una chiacchierata con Rachel Rennie, ideatrice del festival assieme ad Andrea Fofi. Una storia, quella di Spirit of Scotland, dall’incipit abbastanza improbabile: Shanghai, la Formula Uno, il vino italiano di qualità. Appuntamento il 4 e 5 marzo al Salone delle Fontane.
ZERO: Ormai Spirit of Scotland è una manifestazione rinomata qua a Roma. In molti, però, non conoscono la sua storia. Puoi raccontarcela?
Rachel Rennie: Oggi Spirit of Scotland è una srl, siamo cinque soci e ci occupiamo di tanti progetti incentrati sul whisky, ma l’idea di organizzare un vero e proprio festival è venuta a me e ad Andrea Fofi, nel 2011. Andrea è il migliore amico di mio figlio Stefano e sapeva del mio interesse per il whisky, io conoscevo il suo “spirit” imprenditoriale e abbiamo pensato di unire le forze e tentare l’impresa!
Cosa ti ricordi della prima edizione del festival?
Mi ricordo sopratutto le ore passate al telefono nei mesi precedenti! Avevo un elenco non aggiornato degli importatori di whisky in Italia e faticosamente li ho contattati tutti. Avevamo il patrocinio dell’Ambasciata Britannica a Roma e il sostengo dell’ufficio della UK Trade a Milano. Iniziavo ogni conversazione con: «Ho avuto il vostro numero dall’ufficio trade dell’Ambasciata Britannica». Se non fosse stato per questo esordio, reso credibile probabilmente dal mio accento, non so quanti avrebbero dato credito a due perfetti sconosciuti che avevano deciso di fare un whisky festival! Le reazioni erano di due tipi: negative, degli scettici che non volevano rischiare una presenza a una prima edizione; positive, di coloro che erano convinti dell’importanza di essere presente alla “prima volta di Roma”. Molti conoscevano il già consolidato Milano Whisky Festival ed erano felici dell’idea di una manifestazione a Roma. Saremo sempre grati a tutti gli espositori della prima edizione del 2012 che ci hanno dato fiducia e alle autorità britanniche che ci hanno sostenuto.
Di cosa ti occupi attualmente?
La mia “job description” è Network Coordinator, il che vuole dire tutto e il contrario di tutto! Nel momento del festival sono sempre in contatto con gli espositori per tutte le loro esigenze e questo compito è meno faticoso ora rispetto al passato. Ci conosciamo bene ormai e mi fa molto piacere risentirli tutti in occasione del festival. La novità più significativa per me è che da quest’anno, in collaborazione con la Tiuk Travel di Roma, abbiamo lanciato il progetto Whisky Travel: viaggi in Scozia per visitare le distillerie (e non solo), che mi vedranno coinvolta in prima persona.
Come sarà l’edizione 2017 di Spirit of Scotland?
Da dove si può cominciare? Abbiamo stand di ogni tipo dove si potrà assaggiare una vastissima gamma di whisky e uno shop dove poterli acquistare, quindi un Collector Corner con whisky rari e pregiati. Almeno sei masterclass e un mini-corso “L’abc del whisky” per permettere ai neofiti di muoversi fra i vari stand. Ci saranno seminari di mixology con esperti nazionali e internazionali del settore e un contest per bartender, più diversi cocktail bar e un vero pub. Ma anche sigari, ostiche, salmone, aringhe, cioccolato e musica! Ogni news sul sito ufficiale del festival, spiritofscotland.it e sulla nostra pagina facebook.
Che whisky consigli di assaggiare quest’anno?
Ci sarà una vasta scelta di scotch e vi invito a provarli tutti. Sicuramente gli amanti del whisky torbato saranno entusiasti dalla presenza del principe di questa varietà: l’Octomore, dalla Bruichladdich Distillery di Islay. Il festival, però, darà anche l’opportunità per assaggiare whisky da qualsiasi parte del Mondo, whisky che normalmente non si incontrano mai, così da avere un’idea chiara, prima di spendere diverse centinaia di euro per l’acquisto di una bottiglia! Ci sarà una sezione dedicata ai whisky irlandesi – che stanno tornando dopo anni di “confusione” – e una ai whisky americani.
Qual è la cosa che preferisci di Spirit of Scotland?
Sicuramente il fermento che si crea durante il festival. Mi piace vedere tutte quelle persone che si divertono, si confrontano, imparano cose nuove su questo distillato e su come apprezzarlo. Mi sento molto orgogliosa di far parte di un team capace di creare tutto questo.
Riesci a godertelo in pieno il festival o sei sempre sommersa dal lavoro?
Direi entrambe le cose: me lo godo anche se sono piena di lavoro, come del resto anche gli altri membri del team.
Mi piacerebbe parlare un po’ del tuo percorso personale. Sei scozzese, ma la tua prima – e più importante – passione è stata a lungo il vino.
Beh, è difficile vivere per un lungo periodo in Italia senza appassionarsi al vino. Circa quindici anni fa ho seguito un corso di tre anni per sommelier dell’AIS; subito dopo aver preso il diploma mi è stato chiesto di andare a Shanghai per far conoscere il vino italiano di qualità all’interno dell’Italian Week, che era stata organizzata in occasione del primo gran premio di Formula Uno in Cina. Avevo preso il diploma da poco e quindi ero un po’ nervosa, ero assieme a due chef famosissimi. A conti fatti, è stata una grande esperienza, così, quando sono tornata, ho pensato che se potevo andare a Shanghai a presentare il vino italiano ai cinesi, era possibile anche che una scozzese presentasse i distillati della sua terra di origine, in italiano, agli italiani.
Quando ti sei scoperta, o riscoperta, appassionata di whisky allora?
Ho scoperto veramente il whisky quando sono tornata da Shanghai. Dopo quell’esperienza sono andata per qualche tempo in Scozia, dove mi figlio studiava. Abbiamo noleggiato una macchina e abbiamo deciso di visitare quante più distillerie di whisky possibile in una settimana. Era aprile, ma ancora faceva freddo: c’era la neve a terra. Siamo stati diversi giorni nello Speyside, poi, quando mio figlio è tornato all’università, sono andata ad Islay, da sola. Poi ho avuto la fortuna di stare per tre giorni nella bellissima distilleria di Glengoyne, vicino Glasgow, la mia città natale, dove ho potuto seguire la produzione, fare un mio blend e stare assieme al distillery manager e al suo team durante l’assaggio delle botti per decidere quale whisky imbottigliare come edizione limitata. Come fai a non appassionarti dopo un’esperienza del genere?
Ti ricordi il primo whisky che hai assaggiato?
Sinceramente no e sicuramente in quell’occasione non mi sarà neanche piaciuto più di tanto. La mia relazione con il whisky è più legata alla mia provenienza, alla mia “scozzesità”. Quando ho un bicchiere di whisky tra le mie mani mi sembra di avere il mio paese lì di fianco a me. Uno dei membri del team di Spirit – Pino Perrone – è un grande esperto di whisky. Ecco, lui impazzisce per il prodotto, per il distillato in sé, per me è una questione che riguarda la Scozia.
Nella tua famiglia c’era qualcuno appassionato di whisky?
Assolutmente no! Nella mia famiglia non c’erano neanche persone appassionate di prodotti alcolici in generale. E non per questioni religiose o morali – che comunque all’epoca erano forti – ma semplicemente per il fatto che a nessuno piacevo il gusto e nemmeno l’odore dell’alcol.
Come definiresti in una parola la relazione tra whisky e Scozia?
Beh, è una questione molto complessa che richiede più di una parola. Fossi costretta, sceglierei il termine “conflittuale”, ma per la spiegazione, forse, servirebbe un’intervista a parte.
C’è una distilleria che consiglieresti di visitare per innamorarsi del whisky, non solo come prodotto, ma come “stile di vita”?
Mi stai facendo domande molto difficili! La Scozia conta un centinaio di distillerie: ognuna ha una storia particolare e molte si trovano in posti stupendi. Dovendo scegliere in base a quello che mi piace e a uno stile di vita che oggi è più difficile da trovare, direi di andare verso Ovest, verso le isole: Lewis, Harris, Mull, Skye, Arran, Islay, Jura. Sono dei posti magici.
Che cibi si accompagnano di solito al whisky in Scozia?
Beh, qui devo sfatare il mito che vede gli scozzesi pasteggiare intorno al tavolo con il whisky, come gli italiani pasteggiano con il vino. Non è così! Certamente ci sono dei whisky che si abbinano bene con alcune pietanze, ma l’idea di accompagnare un intero pasto con vari whisky è nuova ed è, essenzialmente, una moda – divertente sì, appetibile anche, ma pur sempre una moda. L’italiano difficilmente beve senza mangiare, mentre uno scozzese, quando beve il whisky, non si preoccupa granché di avere qualcosa da mangiare vicino! Le cose stanno cambiando, ma tradizionalmente il whisky va bevuto da solo, come aperitivo, a fine pasto, per un brindisi, spesso con lo shortbread o un dolce ricco di frutta secca, con l’haggis neeps ‘n tatties (haggis, rape bianche e patate) per celebrare un evento o, nella maggior parte dei casi, in un pub, con gli amici, insieme a una pinta di birra. Sono pochi gli scozzesi che non amano le cose dolci e il whisky si trova in molti ricette: ad esempio nel tradizionale Cranachan fatto con panna montata, miele, lamponi, avena e whisky, servito poi in un bicchiere di vetro.
Al momento ti reputi più un’appassionata di vino o di whisky?
Personalmente bevo molto più vino che whisky. Mi piace moltissimo il fatto che ogni regione dell’Italia produca vini diversi e che ci siano tantissimi vitigni autoctoni. Potresti bere un vino diverso italiano ogni giorno per tutta una vita e non riusciresti ad assaggiarli tutti! Mi diverto molto a condurre degustazioni di abbinamento cibo e vino per giovani studenti americani ch frequentano il campus della loro università qui a Roma per un semestre. Una parte teorica del loro programma riguarda lo studio della cultura enogastronomica con i loro tutor, ma la parte pratica – divertente e gustosa – tocca a me!
Cosa hanno in comune il vino e il whisky e cosa no?
Il whisky e il vino sicuramente condividono un senso del territorio – il genius loci – ed entrambe hanno il potere di evocarlo. Credo che la più grande differenza sia la gradazione alcolica, cosa che rende il whisky difficile da approcciare per molti bevitori di vino.
Qual è il whisky più buono che hai mai bevuto?
Non credo si possa parlare di un singolo miglior whisky, ma di whisky migliori in un dato tempo e per una data occasione. Ad esempio, se sei nell’isola di Islay, il miglior whisky sarà uno fatto su quell’isola. Che senso avrebbe bere uno Speyside, seppure fosse il tuo preferito, quando sei lungo uno spiaggia di Islay? Personalmente amo i whisky che hanno un legame con una storia, una leggenda o un evento storico. Per me è impossibile bere un Aberlour a’Bunadh senza pensare ai Drudi che risiedevano nel luogo dove ora c’è la distilleria; oppure bere un Old Pulteney senza pensare ai giorni del grande commercio e della pesca di aringhe a Wick, o bere un Balblair senza pensare al film di Loach La parte degli angeli.
Immagino che tu abbia molte bottiglie a casa, quali sono quelle a cui sei più legata? E quelle più pregiate?
Penso che la più pregiata sia un Port Ellen di 32 anni, bottiglia 1306 di 2964. È un whisky del 1979, l’anno in cui mio figlio è nato. Penso che un giorno darò a lui l’onore e il piacere di aprirlo. Quella a cui sono più affezionata è una bottiglia di Glengoyne Limited Edition di 15 anni, con una finitura in una botte di quercia scozzese. Tradizionalmente lo scotch whisky viene fatto invecchiare in vecchie botti di quercia spagnole, dove c’è stato dello sherry, o in botti statunitensi, dove c’è stato del bourbon. Alcuni whisky fanno la finitura anche in botti dove ci sono stati vini maturi o altri distillati. Glengoyne è stata probabilmente la prima a proporre una finitura in botti di quercia scozzese: un esperimento molto interessante.
Parlando di Roma, perché avete scelto proprio questa città per Spirit of Scotland?
Come detto, nel Nord dell’Italia c’era già un festival affermato, quindi era giusto portare lo spirito del whisky al Sud, nella città in cui vivo!
Cosa pensi del pubblico di Roma?
Sicuramente sta crescendo in numeri e consapevolezza. Siamo passati dal migliaio di visitatori della prima edizione agli oltre quattromila del 2016 e ci sono tutti gli elementi per pensare a un aumento dei numeri anche quest’anno. Le degustazioni che facciamo durante l’anno fanno sempre il tutto esaurito, mentre i corsi a più livelli della nostra Whisky School sono molto frequentati. Sarebbe bello vedere più donne in questi momenti di degustazione durante l’anno, gli uomini sono in assoluta maggioranza, sebbene poi il festival sia in grado di attrarre ugualmente un pubblico femminile molto numeroso.
Dove ti piace bere un buon bicchiere di whisky: a casa o in qualche locale di Roma?
Preferisco di gran lunga bere un buon whisky la sera a casa o quando posso, in compagnia di amici, davanti al camino.
Quali sono i tuoi bar e ristoranti preferiti di Roma?
Preferirei parlare, anzi, portarvi, ai miei bar e ristoranti preferiti in Scozia, sopratutto a Glasgow, la mia città dove c’è solo l’imbarazzo della scelta. Spirit of Scotland Whisky Travel ci va per il ponte del 25 Aprile. Venite con noi! Ci divertiremo!