Suono. Puro. È quello delle migliaia di cresimandi che lo affollano nel suo rito più improbabile e straordinario. Quello reggae di Bob Marley, che fischia ancora nelle orecchie dei genitori radical chic dei nostri amici scoppiati. È quello di Vasco, e non diciamo altro. Quello di "Seven Nation Army", che il 10 luglio scorso ha surclassato i poveri Rolling Stones. Del resto, caro Mick, si era freschi campioni del mondo... San Siro è suono. Borbotta quando ti avvicini, vibra quando ci sei dentro, risuona limpido quando senti distintamente gli insulti a Mancini, che ora toccano d'ufficio a Ronaldo. Ed è suono crudo, netto. Quando lì, come in nessun altro posto al mondo, senti il colpo secco dei calci al pallone. Quello è il momento dell'arte. Almeno secondo il maestro Carmelo Bene, quando definisce arte l'attimo preciso in cui il piede di Falcão - e per estensione, di Kakà o Ibrahimovic - impatta la sfera dopo una debordante discesa sull'ala sinistra. Quel suono è unico. E con il derby è cultura della città allo stato puro. Si noti, CULTURA. Tutto il resto è (da) silenzio. Tutto il resto è noia.
Il Derby
11/3/2007, Stadio San Siro, Milano
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