Da piccola ero grassa, per cui il mio mito era la Callas: da tracagnotta e pelosetta, come Madonna agli esordi, diventò un'elegante silfide (avrà ingoiato il famoso verme solitario?), dando spessore ai magnifici costumi di scena e conquistando Ari Onassis. Poco importa se il magnate greco definiva la lirica come "due cuochi italiani che urlano ricette dal palco". Molto carino, come fu carino nel mollarla per Jackie-manicodiscopa-Kennedy. Ho sempre pensato alla Divina un po' come alla Marilyn dell'opera. E siccome anche di lei s'è detto tutto, vale la pena scoprire, con questo film-documentario, come la Callas racconta Maria. Ci starebbe anche bene una visita alla mostra dei costumi, insieme a quella fotografica alla Scala in questi giorni. Per dimenticare, se potete, l'inutile "Callas forever" di Zeffirelli.
Omaggio a Maria Callas, nel 30° dalla scomparsa
17/9/2006, La Scala, via Dei Filodrammatici 2, Milano
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