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Francis Bacon

4/3/2008, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano

di Marco Valsecchi

Bacon che è ottimista sul nulla. Bacon a cui piacciono gli uomini. Bacon che nel suo atelier ammassa ritagli e fotografie stropicciate ("Sono i miei modelli"), Bacon che ha un libro sulle radiografie e un altro sulle malattie dentali. Bacon che è un perfetto perdente al gioco, che per le bocche dei suoi ritratti racconta di ispirarsi alle luci di Turner, per quanto - quelle bocche - le dipinga quasi tutte nere ("Non mi sono mai uscite come vorrei"). Bacon che dell'astrattismo se ne sbatte, Bacon che guarda le opere di Rothko e si deprime ("Non sopporto quel marrone, potrei guardare della carta igienica usata e mi farebbe lo stesso effetto"), Bacon che è un pittore figurativo, ma non un illustratore, e allora perché porre limiti alla distorsione? Bacon che ha iniziato come designer e ha finito buttando giù un bicchiere di vino dopo l'altro. Bacon che avremmo invitato volentieri a un vernissage in quel del Fuorisalone, e sicuramente ci avrebbe risolto la serata. Bacon che è finalmente a Milano con un'antologica di completezza rara, una meraviglia da guardare, da esplorare e - grazie a un ottimo documentario - anche da ascoltare (quindi prendetevi almeno tre ore per il gran tour). Bacon, che in fondo è uno di noi. E per questo continuiamo ad adorarlo.

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