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The Cure + 65 Days of Static

2/3/2008, PalaSharp (ex Mazda Palace), via S. Elia 33, Milano

di Tyler Durden

Giornalisti tronfi vi racconteranno che Robert Smith è ormai un pallone gonfio d’alcool e di ipocrisia e che dei Cure rimane solo l’efficiente macchina da soldi. Questi signori hanno perfettamente ragione. Ma forse, loro, non hanno mai fatto l’amore sull’erba per tutta la durata di "Pornography" e non hanno mai mandato affanculo il proprio padre per poi scappare e coprirne le urla con "Boys Don’t Cry" sparato in cuffia. Andare a un concerto dei Cure, nel 2008, non significa rispettare Smith, ma rispettare la propria storia e la colonna sonora dei propri dolori e orgasmi. Il guaio di Smith è di non aver avuto la coerenza e l’integrità di uno Strummer e di essere vissuto così a lungo. A differenza dell’eroina, l’alcool non ha sempre il pregevole effetto di rendere immortale e maledetto chi ne abusa. La dote dell’overdose è invece quella di rendere eterna la giovinezza e i suoi ideali, risparmiandoli dall’inevitabile corruzione del tempo. Una morte precoce è il pedaggio preteso dal Mito per essere tale. Robert Smith aveva promesso di suicidarsi prima dei 25 anni, ma noi gli perdoniamo la bugia... Se non altro per aver chiamato come spalla i potentissimi 65 Days Of Static. Un gruppo arrivato dal futuro, che fa da spalla a un gruppo venuto dal passato.

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