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Sigur Ròs + Mice Parade

Teatro Ciak, via Sangallo 33, Milano

di Manuele Scalia

I giovanissimi islandesi Sigur Ròs sono stati sicuramente la rivelazione più emozionante dello scorso anno, almenoper il resto del mondo visto che in patria avevano già pubblicato due dischi. Preceduto dagli ep "Svefn-G-Englar" e "Ny Batterì", "Agaetis Byrjun" pubblicato dall'inglese Fat Cat, è l'opera che ha portato allo scoperto la band della "terra del ghiaccio". Da Bjork ai GusGus a Emiliana Torrini, l'Islanda è stata la fucina di una musica di alto livello contraddistinta da una particolare sensibilità. Ma nessuno di questi artisti forse è mai riuscito a tradurre in suoni i tormentati contrasti dei paesaggi islandesi. La musica dei Sigur Ròs si muove tra il rumorismo di una chitarra suonata con un archetto, le melodiche tinte di un pianoforte, una ritmica dall'incedere lento e piccoli interventielettronici. Su tutto un'incredibile voce (quella di Jon Thor Birgisson), che difficilmente si attribuirebbe a un uomo, canta versi sia in una delle lingue meno parlate al mondo che in una lingua rituale inventata, l'hopelandish. Fuori da ogni concezione pop, le tracks sono temi molto lunghi, come infiniti e senza tempo sono i freddi deserti di sabbia nera dell'Islanda. E quando sulle prime note di "Svefn-G-Englar" entra quell'apocalittico suono di chitarra sembra davvero di sentire le onde gelate dell'oceano infrangersi sulla roccia lavica. Ascoltando i Sigur Ròs si sperimentano esperienze simili a quelle che la vecchia 4AD coi Dead Can Dance, This Mortal Coil e Cocteau Twins riusciva a infondere, e che più recentemente Mogwai e Godspeed You Black Emperor hanno saputo reinventare. I fans nordeuropei accendono incensi durante le esibizioni dei Sigur Ròs, accrescendo l'evento di mistiche valenze e azzerando la distanza fra il concerto e antichi rituali dove la musica era l'unica lingua che gli dei, sordi agli idiomi umani, riuscivano a comprendere. L'evento sarà sicuramente suggestivo anche dal punto di vista scenico, i Sigur Ròs hanno deciso di esibirsi solo in spazi intimi e riservati, con il palco illuminato solo dalla luce delle candele.

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