Avete presente i sintetizzatori sopravvissuti agli 80? Le trashate techno che producono solo onde a dente di sega? Ecco, immaginate di frullare questa roba e di ottenere come risultato una musica tanto perfetta da far piangere arcobaleno agli unicorni. Partendo dalle complesse intersezioni ritmiche tra synth chimici e feedback di chitarre distorte - che già con "Dead Cities, Red Seas & Lost Ghosts" avevano procurato paragoni con My Bloody Valentine -, Anthony Gonzalez ha continuato a raffinare i suoni, rendendo ogni nuovo album un’evoluzione del precedente. Non avremmo dunque dovuto stupirci che il nuovo "Hurry Up We’re Dreaming", preannunciato da Gonzalez come “very, very, very epic”, si rivelasse al di sopra delle aspettative. Invece siamo rimasti senza fiato. La musica degli M83 non si ascolta, bisogna viverci dentro. A partire da "Intro", la trama di suoni incredibilmente ricca e pur sempre pulita, immensa, avvolge le percezioni, come una mano gentile che accompagna la testa sott’acqua. Tracce come "Midnight City" e "Steve McQueen" vi trascineranno in una dimensione in cui tutto sembra una fotografia di Ryan McGinley e voi fluttuate come protagonisti di "The Dreamers", amandovi come bambini, scopando Eva Green in uno stato di grazia e colori pastello.
M83
6/3/2012, Magazzini Generali 14, Milano
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