Silenzi colmi di senso, la cinepresa piantata nella schiena a godardiana altezza nuca, lì a scrutare da dietro le spalle dei protagonisti. Parti del corpo delicate che si fanno metafora della debolezza umana. La poetica dei fratelli Dardenne lavora per sottrazione e silenzi. Rosicchia a suon di pialla fino all’essenzialità di gesti e mestieri nel film “Le fils”, scandaglia l’anima affranta con le inquadrature oblique di “La promesse”, affonda sempre l’uncino della camera a spalla nel rapporto padre-figlio. A maggio, il premio per la loro seconda Palma d’oro è andato a “L’enfant” (insieme con “Le chant du rossignol”, le opere che mancano alla retrospettiva), ma è dal ’96, con “Rosetta”, che la maestria di Pierre e Luc fa scuola nel moderno cinema sociale. Pertanto, ben venga la proposta dei primi documentari anni 80 sulle odissee nazionali di “Lorsque le bateau de Leon…” e “Je pens à vous” a quelle suburbane di “Il court... il court le monde”, fino a “Falsh”, loro esordio nel film di finzione.
La fatica del bene - Il cinema dei fratelli Dardenne
29/11/2005 - 4/12/2005, Cinema Teatro Gnomo, Via Lanzone 30, Milano
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