A meno che non si consideri la Tangenziale Est il risultato di una delle più grandi intuizioni di sempre dell’arte contemporanea – e se ne potrebbe discutere – diciamo che al Pigneto i grandi trascinatori del turismo romano non fanno neanche capolino: musei, monumenti, chiese, reperti archeologici etc. Trovano invece grande soddisfazione tutta una serie di passioni di chi a Roma ci vive – abbastanza universali in realtà – e che vanno dal bere e mangiare (bene) all’ascoltare buona musica, dal fare nottata allo scoprire altre culture, magari sempre attraverso il cibo. Cocktail, vini naturali e birre artigianali abbondano, plachi per live e dj set hanno una concentrazione altissima e nell’aria rimbalzano gli odori delle cucine di almeno tre continenti su cinque. Poi ancora bici per tutti i pedali, vecchie gastronomie, cinema carichi di nuove uscite quanto di festival, rassegne e pellicole d’essai, jeans, negozi di dischi – anzi IL negozio di dischi di Roma – librerie e persino un lago che spunta dal nulla tra vecchi ruderi industriali, che si trasformano così in un’oasi naturale. Improvvisazione, scaciatura, genuinità, incoscienza (benevola) e passione, sospese in una perenne nuvola di hangover. Com’è giusto e normale che sia da queste parti.