Privati

Le più importanti fondazioni di Milano

Una ricognizione delle fondazioni culturali più attive

quartiere Chinatown

Scritto da Lucia Tozzi il 19 novembre 2017 Aggiornato il 13 dicembre 2022

La cultura milanese, si sa, è dominata dalle fondazioni: un po’ perché esiste un principio trasformativo generale, una specie di legge della termodinamica o dell’entropia, per cui tutto tende a trasformarsi inesorabilmente in fondazione. Un po’ perché è la città italiana che ha sempre avuto un rapporto speciale con il privato, dove il pubblico ha ampiamente delegato o sollecitato il privato a fare cose per i cittadini, dove il sindaco Sala (e moltissimi prima di lui) pronunciano appelli quasi minacciosi alle grandi famiglie e ai grandi attori economici per esortarli al mecenatismo, a ripagare in qualche modo una parte dei vantaggi e delle fortune che Milano gli ha dato.
Fondazione Cariplo è ormai il più importante finanziatore di progetti culturali di Milano, soprattutto di quelli che non si limitano a promuovere la cultura in se stessa, ma cercano di interagire con il territorio, con le periferie, di attivare circuiti di economia e sviluppo in modo partecipato: progetti che possono essere gestiti direttamente, come LaCittàIntorno o ETRE (residenze teatrali), o esterni, come ad esempio mare culturale urbano. Poi c’è la Fondazione Feltrinelli, dal 2016 trasferita nel vetrato palazzo di Herzog & De Meuron (purtroppo per i tre quarti in mano a Microsoft), che ospita incontri e dibattiti, oltre che una libreria e soprattutto un archivio consultabile. Due neonate sono la Fondazione Moleskine, che per ora è fortemente orientata all’area africana e non apre i battenti di una vera e propria sede, e Fondazione Palazzo Litta Cultura, dalla sede indubbiamente prestigiosissima ma dall’identità ancora incerta.

Mostra di John Baldessari alla vecchia sede della Fondazione Prada in via Fogazzaro
Mostra di John Baldessari alla vecchia sede della Fondazione Prada in via Fogazzaro

Ma quali sono quelle fondazioni che in qualche modo hanno svolto e continuano a svolgere le funzioni di musei e kunsthalle, che portano a Milano l’arte internazionale (ma purtroppo, invece, non fanno molta ricerca tra i nostri artisti) e che proliferano come non mai?
I tre grandi nomi che affiorano subito alle labbra sono Prada, Trussardi e Pirelli HangarBicocca.
Prada è stata la prima, con le grandi mostre curate dall’onnipotente Germano Celant nella prima sede, in via Fogazzaro, dal 1993 al 2010: da lì passarono Louise Bourgeois, Carsten Holler, Michael Heizer, Giulio Paolini, Francesco Vezzoli e molti altri, e nel 1997 fu Prada a realizzare il grande intervento di Dan Flavin alla Chiesa Rossa.
Fondazione Trussardi è apparsa nel 1996, e dopo alcuni anni di mostre a Palazzo Marino alla Scala ha scelto di diventare nomade, e di costruire le sue mostre in spazi inutilizzati o palazzi splendidi normalmente chiusi al pubblico, svelando ai milanesi parecchie meraviglie. Presto associata a un curatore allora giovanissimo e poi superstar, Massimiliano Gioni, ha portato giganti come Paul McCarthy negli antri di Palazzo Citterio, Fischli and Weiss a Palazzo Litta, Pipilotti Rist, e poi invece negli ultimi anni sembra avere allentato la tensione, con luoghi più tradizionali e mostre tematiche.
Ultimo dei tre in ordine di tempo, inaugurato nel 2004, Pirelli HangarBicocca è probabilmente il più strutturato da qualche anno a questa parte. Con il periodo di Andrea Lissoni, ora alla Tate, e la salda presenza di Vicente Todoli, affiancato da Roberta Tenconi, l’Hangar offre al pubblico delle mostre curate in modo mirabile, produzioni di livello più che internazionale.
Prada però non ha finito ancora di sfoderare tutte le sue carte: dopo avere aperto la nuova sede progettata da Koolhaas a ridosso dello Scalo di Porta Romana (2015), composizione di tanti edifici a varie altezze derivati da un’ex distilleria, ha aperto uno spazio dedicato alla fotografia affacciato sulla cupola della Galleria vittorio Emanuele, Prada Osservatorio, e nel 2018 inaugurerà la torre grande bianca con un vero e proprio museo della collezione, nella cittadella di Largo Isarco.
Questa trimurti sembrava in grado, da sola, di coprire il livello più glamour e oneroso del circuito artistico internazionale, ma una fondazione più piccola, abbastanza misteriosa e molto riservata sta cominciando a contendere la scena ai big: la Fondazione Carriero, che ha battuto un colpo strabiliante con una pazza mostra di Sol LeWitt curata da Francesco Stocchi e Rem Koolhaas in persona.
Sempre nella sede di un antico palazzo, la Fondazione Adolfo Pini promuove i giovani artisti attraverso mostre e incontri. La Fondazione Pomodoro, nata nel 1996 e per molti anni attiva in via Solari, ha oggi uno spazio in via Vigevano dove organizza piccole mostre con grande costanza.
Nella città del design e dell’architettura le fondazioni sono fondamentali per conservare e aprire al pubblico gli archivi preziosissimi dei Castiglioni, di Magistretti, di Portaluppi, di Albini. Ma non bisogna dimenticare che la stessa Triennale, che non siamo abituati a pensare come tale, è una fondazione, come del resto il Museo del Design.

Non possiamo non ricordare una storica animatrice della vita culturale milanese, la mitica Fondazione Mazzotta, con le sua mostre piene di arte espressionista in Foro Buonaparte, che purtroppo ha chiuso le sue attività pubbliche nel 2010, affittando gli spazi alla Nike. Quasi in contemporanea era nata la Fondazione delle Stelline in Corso Magenta, di fronte alla bramantesca chiesa di Santa Maria delle Grazie, ancora attiva seppure non brillante come prima. La capostipite, la Fondazione Corrente, è un piccolo gioiello situato nella casella più cara del Monopoli, dietro via dei Giardini, e mostra con orgoglio tutti gli anni e l’impostazione profonda di una cultura veramente fondativa (involontario jeu de mots) dell’anima milanese. A via Tadino sono fondamentali la Fondazione Mudima e la più che cinquantenne Fondazione Marconi.

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