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La cultura della disabilità e dell’inclusione alla Bebe Vio Academy

Comincia il secondo anno della prima accademia multi sportiva in città

quartiere Barona

Scritto da Piergiorgio Caserini il 23 settembre 2022
Aggiornato il 12 dicembre 2022

ph: albertofeltrin.com

Siamo tornati alla Bebe Vio Academy, la palestra multi sportiva voluta da Bebe Vio e Nike – assieme ad art4sport – per promuovere assieme gli sport paralimpici e olimpici. L’anno scorso avevamo seguito due intere stagioni di allenamento sia al Centro Sportivo Iseo ad Affori che al Bicocca Stadium, cercando di conoscere e vedere dal più vicino possibile la reale situazione di un’accademia multi sportiva improntata, prima di tutto, a fare comunità. In tutti e cinque gli sport – calcio amputati, sitting volley, atletica leggera e scherma e basket in carrozzina –   avevamo capito da subito una cosa: qui, a quanto sembra, prima di tutto bisogna divertirsi.

ph: albertofeltrin.com

Rivediamo volti di bambini che avevamo incontrato, ci sono noti e ragazzi nuovi, con e senza disabilità. Il clima è quello di sempre: un gran casino tra i percorsi, con i bambini che schizzano tra gli slalom, centrano canestri stridendo con gli pneumatici delle carrozzine, stoccano veloci ma stazionari con il fioretto e qualche pallone schizza dentro piccole porte. Insomma, quando c’è casino ci si diverte. È una sana caciara che necessariamente deve essere propria dello sport – non come pratica ma come cultura sportiva –, e basta pensarci un attimo per rendersi conto della questione principale e degli intenti che scandiscono l’animo dell’Academy di Bebe Vio.

Il divertimento ha una certa intenzione: modellare e imbastire quell’attitudine allo stare assieme.

Si capisce che c’è un’idea di gioco che travalica l’aspetto esclusivamente ludico e va a connotarsi come strumento educativo, per cui il divertimento ha una certa intenzione: modellare e imbastire quell’attitudine allo stare assieme, a costruire con un paio di risate e un po’ di foga sportiva una cultura appropriata, ed è proprio questo il punto. Perché qui l’idea è quella di operare un certo cambio di mentalità, di mettere le basi per la costruzione di una “cultura della disabilità”.

Significa insegnare a un bambino da sempre e prima possibile cosa sia la disabilità, senza che questa venga nascosta dagli sguardi che hanno solcato diverse infanzie non troppi anni fa: dal “non guardare che è maleducazione” al superstizioso “se ti siedi su una carrozzina poi ci rimani anche tu”. Si tratta insomma di rendere visibile, di includere la varietà delle vite e delle esperienze in una quotidianità, ed è qui che sta quella “efficacia” del divertimento attraverso lo sport. Perché, ci ha detto Bebe Vio, «Se impari ora che cos’è una disabilità, una cicatrice, diventa parte di una normalità e non ne avrai più paura». L’esempio più eclatante è quello di un sussidiario di italiano della seconda elementare che ha in copertina Bebe stessa, e «significa che amputazioni, carrozzine, protesi, stanno via via diventando parte della cultura di un bimbo».

«Se impari ora che cos’è una disabilità, una cicatrice, diventa parte di una normalità e non ne avrai più paura.»

L’Academy ha questo principio-guida: il cambio di rotta di una certa sensibilità, ed è attraverso lo sport che questo può avvenire. Attraverso un’idea e un modo di “competere” che spezza la convinzione di una qualche disparità, di una qualche differenza, mettendo bianco su nero e davanti agli occhi l’evidenza che chiunque, con i giusti ausili, può tenere testa a chiunque.

ph: albertofeltrin.com

Avrete capito che non si tratta propriamente di una scuola, ma più che altro di un lavoro tra amici, di un’educazione in comunità. La BVA è d’altronde un luogo in cui prima di tutto si fa sport senza distinzioni, senza splittare l’olimpico dal paralimpico, senza l’obbligo di una carrozzina o l’imperativo del senza, senza soffermarsi su cosa si può o non si può, ma seguendo la certezza che bisogna rintracciare le proprie appropriatezze, trovare i modi in cui ogni corpo imbrocca il suo potenziale, i suoi possibili e le sue specificità, e andarci a fondo. È tutta una questione di esercizio: del corpo, degli occhi e della cultura.

Le iscrizioni per questo nuovo anno sono ancora aperte, e potete iscrivervi qui.