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Blur

16/5/2003, Alcatraz, Via Valtellina 25, Milano

di Valerio Millefoglie

Era Londra sei agosto millenovecentonovantasette e in una discoteca di cui Ivan non ricorda il nome, il dj metteva SongTwo. Era il suo compleanno e in diciott'anni fu la prima vera volta che si divertì a ballare, le altre volte preferiva appoggiarsi al muro, le altre volte ci andava perché ci andavano gli altri, le altre volte era muoversi tanto per non stare ancora seduto. Eccola, l'ispirazione. Il giorno dopo corse a cercare Blur dei Blur. Nella sua full immersion in un negozio di Camden comprò anche Parklife, album precedente, in cui c'era la spensierata e britpoppeggiante Girl and boys. Nel frattempo Damon Albarn e gli altri suoi amici, conosciutisi al college, litigavano con gli Oasis come non si faceva dai tempi dei Duran vs Spandau, facevano uscire nel seguente
ordine: 13, disco sperimental triphopdubpostrockpostambient, si concedevano un The Best of e quattro anni di relazioni extra-coniugali, vedi il progetto Gorillaz, vedi gli album solisti e solitari dell'ormai ex chitarrista Coxon. Nel frattempo Ivan s'è quasi dimenticato di loro quando vede in tivvù il video di Out of time. E' Milano duemilatre e i Blur, con alla chitarra il rimpiazzo
direttamente dagli anche loro ex Verve, suonano dal vivo. E Ivan ci va con lo spirito di un sei agosto, anche se poi forse SongTwo non la fanno, ho detto forse.

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