Sono in attesa davanti al palco. Ripenso a quelle ninne nanne tinte di elettronica d’atmosfera, a quelle eteree ballate folk che litigano con urla di rock’n’roll rumorista. Mi chiedo cosa succederà. Dal buio una melodia intonata da voce femminile (Feist), con sottofondo di chitarra. Non ho tempo per orientarmi sul brano che un numero indefinito (9?) di ombre si intrufola sul palco donando al pezzo un memorabile climax al gusto di fiati e tastiere sintetiche. Solo a quel punto capisco che l’ecletticità conferita dai numerosi ospiti al collettivo fondato dai due amici di Toronto, Keven Drew e Brendan Kenning, ha l’obbiettivo di mettere la musica a contatto con la pelle, di vestirti del proprio suono, annientandoti. L’ultimo omonimo album, forse si ferma a qualche centimetro dal contatto fisico (rispetto a "You forgot it in people", il loro capolavoro) ma non toglie l’obbligo di ripresentarsi, di ristupirsi e di scaldarsi un’altra volta di suono. Fidatevi di loro: “Lo-fi, emotional rock, loud & soft and all that shit. It’s music. It’s ours”. Parole loro.
Broken Social Scene
6/2/2006, Transilvania Live, Via Paravia 14, Milano
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