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G.R.A.DISCO – Volume 4

Quarta raccolta delle nuove uscite discografiche made in Rome, selezionate dalla redazione di ZERO

Scritto da Giulio Pecci il 16 marzo 2023
Aggiornato il 19 ottobre 2023

Continua la rubrica con cui Zero, con grande apertura nei confronti di altre realtà geografiche e discipline artistiche unisce, pensate un po’, Roma e la musica. Una raccolta delle migliori uscite discografiche capitoline: album o EP di artisti nati o di base in città per una raccolta con cadenza variabile, ma che generalmente aggiorneremo ogni tre o quattro mesi. Nessun limite di genere, di età, di popolarità. Selezioniamo solo quello ci è piaciuto e pensiamo sia meritevole d’attenzione. Per questa quarta puntata: svolazzi vocali su basi sintetiche, tanti debutti autoprodotti super promettenti, sorprese, conferme e piccole delusioni. Se pensate che ci siamo persi qualcosa, aspettate la puntata successiva prima di gridare allo scandalo. L’ordine è rigorosamente alfabetico, non leggeteci nulla di più.

Adriano Cava – “Lapse” (Discount Autoproduzioni, 2023)

Autodefinito “computer music a bassa fedeltà tra jazz digitale e field recording”, l’ultimo lavoro del producer scuola Misto Mame suona effettivamente come una registrazione dal vivo non riuscita. Andiamo a un concerto jazz per registrare l’esibizione, mettendoci però lontanissimi dai musicisti e per di più infilando il microfono in tasca. Una volta tornati a casa prendiamo quel risultato, lo spezzettiamo prendendo in esame quasi solo i silenzi, rallentiamo di almeno venti o trenta volte il tutto e infiliamoci riverberi e delay. Ambient?

Pezzo preferito: “Lapse”

Arssalendo – “Ma tu ci tieni a me?” (GRAZIE1000, 2023)

Meno hyper e più pop. Il nuovo EP di Arssalendo mantiene tutti gli elementi dell’interessante e ben arrangiato post-emo digitale che lo ha spinto su e giù per la Penisola negli ultimi anni. La sensazione è che qualche nube si sia diradata, lasciando spazio a strutture e suoni che brillano di una luce più accessibile e meno claustrofobica, mentre i testi continuano a raccontare una sofferenza post-adolescenziale che non smetterà mai di far centro.

Pezzo preferito: “Quaderno”


A-Tweed x Oltrefuturo – “King Hippo” (Multi Culti, 2023)

Nuovo LP per l’iperattivo A-Tweed, questa volta in collaborazione con il compare Oltrefuturo per l’etichetta di culto canadese Multi Culti. Un viaggio tra bassi downtempo, casse techno e percussioni pazze. Tanti drop costruiti bene senza risultare maliziosi o fini a sé stessi, anzi. Tracce che sanno far saltellare sulla sedia all’ascolto e funzionano benissimo sul dancefloor per lunghi set ipnotizzanti.

Pezzo preferito: “Ushuaia Bottellon”


Bordeaux – “PRISMA” (Autoprodotto, 2022)

Il pop romano più internazionale dell’ultimo anno arriva dalla Garbatella. A firmarlo la classe ’98 Sara Sbagli, dotata di una voce veramente notevole (ascoltatela dal vivo per credere) e supportata da produzioni pulitissime. Acustico ed elettronico si alternano con quell’approccio fluido ormai standard dell’industria e infatti i riferimenti internazionali sono chiarissimi e rintracciabili. Rimane un punto di partenza notevole per essere una prima uscita completamente autoprodotta.

Pezzo preferito: “ciliegin”


Camilla Battaglia – “Cálòr” (Parco Della Musica Records, 2023)

Sapete quanto è (purtroppo) difficile, in Italia, riuscire a mantenersi a cavallo con credibilità immutata tra il mondo jazz e quello più sperimentale e contaminato? Veramente tanto: nonostante questo, Camilla Battaglia ci riesce benissimo. La sua voce viaggia tra beat scomposti, delay impazziti e vampate di improvvisazione astratta; elettronica analogica e digitale si sovrappongono grazie ai musicisti tedeschi con i quali ha collaborato. Tutti insieme danno vita a brani che sembrano sempre alla ricerca di sé stessi, trovandosi e perdendosi a ogni frase, culminando in una folle, affascinante e dilatata versione di “How Much a Dollar Really Cost” di Kendrick Lamar.

Pezzo preferito: “Chest”


Claudio Coccoluto – TRIP (The Dub/Just Enterteinment, 2023)

A due anni dalla sua scomparsa arriva un album di originali inediti del “dj dei dj”. La musica del disco (con la supervisione artistica del figlio Gianmaria) mantiene le promesse del titolo. Un’ora di viaggio piacevolissima: beat acidi, dub accelerato, trip-hop, campioni sorprendenti e gusto eclettico. C’è dentro tutto quello che ha contraddistinto l’inimitabile carriera del dj nato a Gaeta e che rende questa uscita un grande regalo a tutti coloro che ne sentono la mancanza. Oltre che essere un album molto bello di per sé, con pezzi intrisi di groove che faranno battere il tempo con il piede a persone diversissime tra loro.

Pezzo preferito: “Groovissimo”


CLAVDIO – “La Guerra Fredda” (Bomba Dischi, 2022)

“Vivo come sempre con le braccia aperte” canta il musicista indie preferito di viale Palmiro Togliatti. L’impressione è che all’interno di quell’abbraccio Clavdio speri di trovare un pubblico più ampio rispetto a quello che lo ha fatto salire alla ribalta. Il secondo disco è pop, pulito e ben arrangiato, con tanto di archi e un featuring sanremese come quello di Malika Ayane. Via i riferimenti topografici specifici, via la parte più abrasiva della sua ironia surreale, via la maglia da calcio. A rimanere è una voce dal timbro abbastanza unico, perfetta interprete dello spleen scanzonato che ha fatto innamorare tanti e che in parte troviamo anche qui.

Pezzo preferito:”Dovremmo fare sport”


Disbanded – Disbanded (My Own Private Records, 2022)

Fino a poco tempo fa era possibile sorseggiare una caipirinha come si deve sulla via pedonale del Pigneto grazie al mitologico “Brasiliano”: un totale cortocircuito urbano-tropicale. Intorno gli spaccini, i palazzi scrostati e la strada divelta; in mano un drink dolcissimo, porta spazio temporale per spiagge, costumi succinti, musica brasiliana. Chiuso il “Brasiliano” (sigh!) possiamo affidarci a questo piccolo scrigno di canzoni non finite del duo Silvia Pirolli/Bob Junior per vivere nuovamente quell’ossimoro di malinconia romana e saudade brasiliana che si sovrappongono. Cantato etereo in portoghese e chitarra allo stesso tempo timida e sicura di sé, per cartoline immaginarie di luoghi a metà. O per dirla con le loro parole: “l’incompiuto è una proposta, ed è anche una conclusione; per non finire mai.”

Pezzo preferito: “Um lugar”


Marco Radiconcini – “Triste Ma Vero” (Autoprodotto, 2023)

Indie-pop, elettronica, r&b, soul. Un EP di debutto che racchiude in sé le tendenze degli ultimi vent’anni di cantautorato italiano – Venerus compreso, la cui delivery strascicata e tremolante in finto inglese sembra ormai lo standard per tutti. Quattro pezzi suonati bene, cantati bene e che (cosa non affatto scontata) suonano bene.

Pezzo preferito: “Svanire”

Massimo Pupillo, Gabriele Tinti, Malcom McDowell – “Songs Of Stone” (Subsound Records, 2023)

Mi viene da pensare: “ti piace vincere facile”. Voglio dire: metti l’inconfondibile voce di Malcom McDowell su un tappeto elettronico così organico da sembrare una distesa di sabbie mobili sferzate da un caldo vento digitale, e per forza il risultato sarà una ficata. Anche perché le produzioni sono affidate a Massimo Pupillo degli ZU, uno che sul creare vivibili atmosfere apocalittiche ne sa giusto qualcosa. E poi ci sono i testi estremamente evocativi di Gabriele Tinti, non nuovo a questo tipo di esperimenti. Insomma, il risultato è decisamente all’altezza delle aspettative che si creano sulla carta. Sentire McDowell dire cose come “The throats of the ankles /open up, they are thirsty./ I give them a drink/a broth of bile” fa venire i brividi.

Pezzo preferito: “II”


O-Janà – Animal Mother (Folderol Records, 2023)

Tecnica vocale jazz e tappeti elettronici sono un’accoppiata che delude raramente. Ludovica Manzo e Alessandra Bossa si divertono a scomporsi a vicenda per poi rimettere insieme i pezzi in un ibrido tra l’umano e la macchina. In altre occasioni ivnece, la separazione è netta e si torna una sorta di non-forma canzone: tutto fuorché canonica, ma sibillina e rassicurante. Il risultato finale è un album bello e contemporaneo, che racchiude in sé anche qualcosa di antico, quasi ancestrale.

Pezzo preferito: “Morka”


Polysick – “Sleep Driving” (Union Editions, 2023)

Il più grande complimento che si può fare a questo album è quello di essere veramente l’incarnazione sonora dell’immagine evocata dalla copertina e dal titolo. Suoni che si aprono e si chiudono in un abbraccio tecnologico, proprio come quello dell’abitacolo di una macchina in movimento. Un viaggio dolce e profondo, dal quale è difficile svegliarsi.

Pezzo preferito: “B7”


Rainbow Island – “Moonlit Panacea” (Riforma, 2023)

Sono tornati gli smerluvi sviaggianti e dreamy dubbeggianti! Se queste parole vi sembrano gli inciampi di una lingua (o di una mente) in difficoltà, non temete: basterà mettere su l’ultimo disco dei Rainbow Island per capire di cosa si parla e arricchire il vostro vocabolario di nuovi meravigliosi neologismi onomatopeici. Nell’ultima prova del quartetto, ambient psichedelico, psy-dub, folk intergalattico sono tutti in grande spolvero. Un album da metter su quando ci viene quell’inconfondibile voglia di capire cosa provano gli orologi dipinti da Dalì.

Pezzo preferito: “Tulpa Theray Blues”


Ramingo, Mr Fa – “EPIGMENT” (Autoprodotto, 2023)

Questo EP fa venire voglia di estate, ma sicuramente non quella italiana: qui siamo in California, a bordo di una decappottabile che fa il giro della costa e poi entra in città col volume a palla per fermarsi a sorseggiare una bevanda ghiacciata, con le vibrazioni delle casse a smuovere l’aria calda. Hip-hop, nu soul e house mescolati con quell’attitudine propria di KAYTRANADA, Goldlink, Nx Worries e Channel Tres. Le produzioni si muovono tantissimo, le linee vocali sono tutte giuste, insomma: le idee sono chiare. Potenziale veramente alto, speriamo che il duo lo concretizzi e affini sempre di più.

Pezzo preferito: “FRAGILE”

Sidney Janie – “No Signal” (Hyperjazz, 2022)

Un debutto delicato. Ha il sapore dei muri di una cameretta adolescenziale e dello sguardo fermo di chi, osservando il mondo dalla finestra, sa comunque bene cosa sta succedendo fuori. Sidney Janie è Caterina Santeusanio, giovanissima artista italo-australiana di base a Roma. Quattro tracce che scorrono via facili grazie a una malinconia dolce a fare da fil rouge, riconducibile alle condizioni in cui sono state scritte (durante la pandemia, chiusi in casa). Una vitalità repressa e forse proprio per questo accompagnata da un’immaginazione pronta a ribellarsi. Il risultato parla di nu-soul, pop e jazz arrangiati in modo convincente ed estremamente contemporaneo – con la benedizione dell’Hyperjazz di Raffaele Costantino.

Pezzo preferito: “Dull”

Stochastic Resonance – “R SR 021 ~ 111122” (Stochastic Resonance, 2022)

Durante l’ultima parte del 2022 l’etichetta romana ha celebrato i suoi undici anni di attività, rilasciando sei ep composti da diciannove brani di vari artisti, mai ascoltati prima. Il primo gennaio 2023 sono stati tutti raccolti in questo curatissimo e ambizioso progetto che, oltre all’album completo ,include anche un libro diviso in due sezioni tematiche: una selezione delle permutazioni grafiche generate per il progetto e un catalogo dei lavori sviluppati da Stochastic Resonance nel corso degli anni. Insomma, tanta roba. Ambient, glitch, drone music per tutti i gusti, diciannove artisti coinvolti per un soundscape in cui perdersi, anche visivamente.

Pezzo preferito: “Foto brutte allo spazio”


Sunday Bath – “Sticoplastic” (Circular Limited, 2022)

Quante cose possono succedere all’interno di una traccia deep techno? Tantissime se è una produzione di Sunday Bath. Giacomo Occhiuzzo compone un EP in cui la parola tribale per una volta non è un grottesco abuso di esotismo. Le percussioni viaggiano tra un orecchio e l’altro facendo il solletico al collo, i suoni di matrice ambient creano uno spazio arioso e, allo stesso tempo, fitto, entro cui i bassi e la cassa più dritti si muovono con l’agilità e convinzione di un esploratore dotato di machete. Insomma, il risultato è ipnotizzante: siamo di fronte a quel tipo di tracce che si vorrebbero sentire sotto cassa verso le quattro del mattino, per viaggiare e dondolare a tempo con un sorriso sornione e soddisfatto.

Pezzo preferito: “Serpi”