L’immaginario enogastronomico vorrebbe i vicoli di Trastevere costellati di tavolini con tovagliette a quadri e piattoni – o padelle – dove far mangiare piatti di pasta XXXL ai torpedoni di turisti, accompagnati da vino al fisco. E in parte è così, tra una vecchia guardia che cerca di mantenere uno standard minimo e chi invece punta tutto sull’outfit da cartolina. A bene vedere però, negli ultimi 20 anni Trastevere è stato un quartiere di fondamentale importanza in primis per la città stessa, perché proprio qui sono cominciati a mutare gusti e abitudini. Basti solo pensare al lavoro enorme fatto dal Ma Che Siete Venuti a Fa’ nel campo dell’artigianale, facendo da catalizzatore per un cambiamento epocale nel consumo di birra – anche a livello nazionale. Mentre sul versante cocktail c’è invece l’eredità doppia del Freni e Frizioni, che prima ha spostato le lancette della prima bevuta giornaliera, sdoganando l’aperitivo alla maniera del Nord Italia, poi ha lavorato di gran carriera sulla qualità dei drink, e non è un caso che una delle vette della fase matura del cocktail a Roma, La Punta, sia nata dallo sforzo comune del Freni e del Jerry Thomas – un’altra eccellenza – e abbia trovato casa ancora a Trastevere. Insomma, dietro una patina caotica e affamata di numeri, Trastevere nasconde una rete di eccellenze che attira a sé tutto il resto della città: dalla pizza di Seu a quella de L’Elementare e Peppo, dagli inimitabili supplì di Venanzio al pizzburger di Sesamo, dalla creatività di Zia, Glass e Jacopa alla tradizione de L’Osteria della Trippa, dai biscotti fragranti di Via della Luce al gelato naturale di Fiordiluna e Otaleg. Poi ancora i vini naturali di Les Vignerons, i formaggi dell’Antica Caciara, la carbonara di Eggs, le colazioni stellari da Le Levain fino ai bar che vorremmo avere tutti a due numeri civici di distanza come il Big Star o il San Calisto. Facciamo dieci civici, che il riposo dopo una sbronza è di importanza vitale!